Dopo aver pubblicato un articolo sull'Assegno unico Famigliare, oggi vi presentiamo un nuovo tema.

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Al giorno d'oggi, gli scambi commerciali rappresentano una delle attività strategiche sia per gli Stati nazionali che per le società private. Di conseguenza, i primi tendono a facilitare questo genere di attività attraverso la creazione di sistemi, regole, servizi e strumenti, anche normativi, che li favoriscano sotto diversi aspetti. Al tempo stesso, al fine anche di consentire controlli fiscali o tributari più veloci e rigorosi. E tra i diversi strumenti utilizzati da questo punto di vista, vi è anche la cosiddetta Dichiarazione di Intento.

La dichiarazione di intento è un documento che chi vende beni o servizi (esportatore abituale) a operatori non obbligati al pagamento dell’IVA sugli acquisti (fornitore), deve trasmettere all’Agenzia delle Entrate.

A questo punto è bene chiarire come si diventi un esportatore abituale. In pratica, possono essere definiti tali tutti quegli operatori economici in ambito internazionale che negli ultimi 12 mesi o comunque nell'anno solare precedente abbiano effettuato e quindi registrato esportazioni o vendite all'interno della UE o, ancora, operazioni simili, per un valore superiore al 10% degli affari complessivi maturati nel medesimo periodo. Coloro quindi che soddisfano tali requisiti, potranno rientrare nello status appunto di esportatore abituale.

Perché effettuare questa dichiarazione e a cosa serve?

L’esportatore abituale (dichiarante), che realizza significativi volumi di operazioni non imponibili, matura un’Iva a debito. La dichiarazione d’intento gli permette di “rimediare” a questo squilibrio, potendo effettuare acquisti senza Iva entro il valore delle operazioni con l’estero.

In particolare, per tale genere di esportatori e che effettuano scambi internazionali, le norme permettono di usufruire di un regime agevolato e quindi la sospensione dell'imposta, ma soltanto se rispettano alcune regole ben definite, tra cui appunto un limite quantitativo annuo. Scendendo ulteriormente nello specifico, per rientrare nella categoria di esportatore abituale, un soggetto deve effettuare una serie di operazioni non imponibili a livello dell'Iva e con una certa frequenza.

Tra queste possiamo trovare, ad esempio, le esportazioni dirette oppure delle operazioni connesse a trattati o accordi di natura internazionale o, ancora, servizi internazionali o collegati a scambi con l'estero effettuato durante un'attività propria d'impresa. Si deve rispettare, inoltre, il cosiddetto Plafond, una sorta di limite annuo, che è determinato dalla somma dei corrispettivi legati alle operazioni internazionali, non imponibili, ma registrate ai fini Iva.

Il metodo temporale per verificare le operazioni che danno diritto alla formazione del plafond è semplicemente quello della registrazione contabile, poiché quello che conta è che sia stata emessa Fattura nei termini di cui all’art. 6 del D.P.R. 633/1972 e che la stessa sia registrata nei registri obbligatori ai fini IVA.

Il contenuto della lettera di intenti

Nella lettera di intenti, l’esportatore abituale attesta – sotto la propria responsabilità – di qualificarsi come esportatore abituale e manifesta la volontà di acquistare beni e servizi senza pagamento dell’IVA nel limite massimo per gli acquisti in regime di non applicazione dell'imposta fissato nello stesso ammontare di operazioni export effettuate nell’anno solare precedente e con determinate esclusioni, quali:

  • l'acquisto dei fabbricati;
  • l'acquisto delle aree edificabili;
  • i contratti di leasing o di appalto inerenti gli stessi;
  • i beni e i servizi con IVA indetraibile.

Le lettere devono:

  • essere redatte in duplice copia;
  • essere numerate progressivamente per ogni anno solare;
  • contenere l’indicazione che il fornitore dovrà seguire;
  • essere annotate entro i 15 giorni successivi a quello in cui sono state emesse nell’apposito registro.

Registro

L'esportatore è tenuto a conservare un registro ai sensi dell'art. 39, co. 1, D.P.R. 633/1972. 

L’esportatore è tenuto inoltre ad aggiornare mese per mese la situazione inerente il plafond. Per utilità gestionale è opportuno predisporre un aggiornamento mensile di utilizzo del plafond per evitare lo spiacevole effetto dello splafonamento (ossia l’effettuazione di acquisti senza applicazione dell’imposta in misura superiore alla disponibilità di plafond utilizzabile) [fonte: Berardino Alessio].

Ecco cosa deve fare il fornitore, invece, che riceve una dichiarazione d'intendo:

  • numerarla progressivamente;
  • annotarla entro 15 giorni successivi a quello di ricevimento sull’apposito registro oppure se questo non è stato predisposto, sul registro delle fatture emesse o in quello dei corrispettivi;
  • emettere la fattura di vendita dopo aver verificato che la dichiarazione d’intento sia ancora valida, avendo cura di indicare nelle fatture l'esenzione IVA e la relativa norma di esonero (art. 8 co. 2, art. 8-bis, co. 2 o art. 9 co. 2 D.P.R. 633/1972) nonché gli estremi della dichiarazione d’intento ricevuta.

Implicazioni Pratiche e Gestionali

La Dichiarazione di Intento, pur rappresentando un vantaggio competitivo significativo per le imprese esportatrici, comporta anche una serie di implicazioni pratiche e gestionali che richiedono attenzione e precisione. Una gestione accurata del registro delle dichiarazioni di intento è fondamentale per evitare errori che potrebbero portare a sanzioni o a perdite finanziarie, come nel caso dello "splafonamento", ovvero l'acquisto di beni o servizi in esenzione IVA oltre il limite massimo consentito dal plafond.

Best Practices per la Gestione del Registro

Una delle best practices più importanti è la tenuta meticolosa del registro delle dichiarazioni di intento, che deve essere aggiornato con ogni nuova operazione. È consigliabile utilizzare software di contabilità che facilitino il monitoraggio in tempo reale del plafond disponibile, consentendo così di pianificare gli acquisti in maniera strategica senza superare il limite stabilito.

Strategie per Evitare lo Splafonamento

Per evitare lo splafonamento, è essenziale una pianificazione anticipata delle operazioni non imponibili. Ciò include la stima accurata delle esportazioni e delle altre operazioni non imponibili previste nell'anno solare, al fine di calcolare il plafond in modo realistico. Un'altra strategia è quella di effettuare un controllo periodico, idealmente mensile, del plafond utilizzato rispetto a quello disponibile, così da aggiustare le operazioni pianificate in base all'effettivo andamento delle esportazioni.

Massimizzazione dell'Efficienza Fiscale

La massimizzazione dell'efficienza fiscale attraverso la Dichiarazione di Intento passa anche dalla conoscenza approfondita della normativa IVA e delle sue potenziali implicazioni sulle operazioni internazionali. Le imprese possono beneficiare della consulenza di esperti in materia fiscale e doganale per navigare le complessità della legislazione e sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla normativa.

Modello della dichiarazione di intenti e tempistica

L’invio deve avvenire in via telematica, utilizzando i servizi online dell’Agenzia delle Entrate. Di seguito il modello editabile e le istruzioni da scaricare:

Istruzioni per la compilazione del modello - pdf

Quando consegnarla?

L’articolo 2 del Decreto Legge n.° 16 del 2 marzo 2012, relativamente alla presentazione della dichiarazione, dispone che l’invio della dichiarazione di intenti – dal 2 marzo 2012 - non si effettua più entro il giorno 16 del mese successivo il ricevimento della lettera, ma alla prima liquidazione periodica IVA, fermo restando la possibilità per i contribuenti che ricevono le lettere di intento di trasmettere la comunicazione anche se la relativa operazione non imponibile non è stata ancora effettuata.

Dal 2017 sono previste sanzioni che possono arrivare fino ad euro duemila per chi effettua cessioni di beni senza aver ricevuto tale dichiarazione ed essersi accertato che la stessa sia stata trasmessa correttamente all'Agenzia delle Entrate.  

Contesto Normativo e Storico

La Dichiarazione di Intento si colloca all'interno di un contesto normativo volto a regolare il trattamento fiscale delle operazioni di esportazione e di scambio commerciale internazionale, con particolare attenzione all'applicazione dell'IVA (Imposta sul Valore Aggiunto). La genesi di questo strumento può essere rintracciata nei tentativi dell'ordinamento fiscale italiano di adeguarsi alle dinamiche del commercio globale, garantendo al contempo equità fiscale e combattendo le pratiche di evasione e elusione fiscale.

Le origini della Dichiarazione di Intento risalgono agli anni '70 e '80, quando il sistema fiscale italiano iniziò a confrontarsi con la crescente internazionalizzazione delle economie. La necessità di facilitare le operazioni di esportazione per le imprese italiane, mantenendo un rigoroso controllo sulle operazioni esenti da IVA, portò all'introduzione di questo strumento normativo. La Dichiarazione di Intento è stata concepita per attestare la volontà dell'esportatore abituale di procedere ad acquisti o importazioni in esenzione IVA, garantendo trasparenza e tracciabilità alle operazioni commerciali internazionali.

Nel corso degli anni, la normativa relativa alla Dichiarazione di Intento è stata soggetta a continui aggiornamenti e modifiche, spesso rispondendo a esigenze di semplificazione amministrativa, di adeguamento alle normative europee e di rafforzamento delle misure contro l'abuso e la frode fiscale. Queste evoluzioni hanno riflettuto il tentativo di bilanciare la facilitazione del commercio internazionale con la necessità di assicurare le entrate fiscali e prevenire le distorsioni del mercato.

Benefici per le Imprese

La Dichiarazione di Intento rappresenta uno strumento di fondamentale importanza per le imprese esportatrici, poiché offre significativi vantaggi in termini di liquidità e competitività. Uno degli aspetti più rilevanti è la gestione del plafond, ovvero del limite massimo entro il quale è possibile effettuare acquisti in esenzione dall'IVA. Tale gestione permette alle imprese di pianificare in modo strategico le proprie operazioni di acquisto, ottimizzando i flussi di cassa e minimizzando il carico fiscale anticipato.

La capacità di acquistare beni e servizi senza il gravame immediato dell'IVA rappresenta un beneficio notevole, soprattutto per quelle aziende che si confrontano con mercati internazionali competitivi. La riduzione del costo iniziale degli acquisti consente alle imprese di reinvestire le risorse risparmiate in altre aree strategiche, come ricerca e sviluppo, marketing, o espansione del mercato. Inoltre, la flessibilità offerta dalla gestione efficace del plafond attraverso le Dichiarazioni di Intento consente di rispondere con maggiore agilità alle fluttuazioni della domanda e alle opportunità di mercato.

Altro beneficio significativo è la riduzione del carico amministrativo e burocratico. Sebbene la gestione delle Dichiarazioni di Intento richieda attenzione e precisione, le procedure telematiche introdotte negli ultimi anni hanno semplificato notevolmente la comunicazione con l'Agenzia delle Entrate, rendendo più agevole per le imprese rispettare gli obblighi fiscali e allo stesso tempo beneficiare delle agevolazioni previste.

In sintesi, la Dichiarazione di Intento non solo facilita l'accesso delle imprese italiane ai mercati internazionali, ma contribuisce anche a rafforzare la loro posizione competitiva, attraverso una gestione fiscale più efficiente e vantaggiosa. Questo strumento si inserisce dunque come parte integrante di una strategia commerciale e fiscale oculata, capace di sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla globalizzazione economica.

Prospettive Future

Le dinamiche del commercio internazionale e le evoluzioni tecnologiche stanno plasmando il futuro della Dichiarazione di Intento e della normativa IVA per gli esportatori abituali. La digitalizzazione dei processi fiscali e l'incremento delle operazioni di e-commerce transfrontaliero pongono nuove sfide e opportunità per la gestione dell'IVA e per l'efficienza delle procedure doganali.

Digitalizzazione e Semplificazione

Una tendenza chiara è l'ulteriore digitalizzazione dei processi fiscali, che potrebbe portare a una maggiore semplificazione e automatizzazione nella gestione delle dichiarazioni di intento. L'adozione di tecnologie come la blockchain potrebbe garantire maggiore trasparenza e sicurezza nelle transazioni internazionali, riducendo al contempo il rischio di frodi IVA.

Sfide dell'E-Commerce Transfrontaliero

L'e-commerce transfrontaliero pone specifiche sfide in termini di applicazione dell'IVA, data la difficoltà di monitorare e regolamentare le vendite online che attraversano confini nazionali. La necessità di adattare la normativa IVA e le procedure di dichiarazione di intento a questo contesto in rapida evoluzione è evidente e potrebbe richiedere un approccio coordinato a livello europeo e internazionale.

Proposte di Riforma e Innovazione Normativa

Le prospettive future includono potenziali proposte di riforma della normativa IVA per gli esportatori abituali, volte a facilitare ulteriormente il commercio internazionale pur garantendo la corretta imposizione fiscale. L'introduzione di soglie di plafond dinamiche, basate su algoritmi che tengano conto delle fluttuazioni del mercato, potrebbe essere una delle innovazioni in discussione.

In conclusione, la Dichiarazione di Intento e la normativa IVA relativa agli esportatori abituali sono destinate a evolversi in risposta alle trasformazioni del mercato globale e alle innovazioni tecnologiche. Mantenersi aggiornati su queste evoluzioni sarà cruciale per le imprese che desiderano mantenere e potenziare la loro competitività sui mercati internazionali.

Autore: Laura Perconti

Immagine di Laura Perconti

Laureata in lingue nella società dell’informazione presso l'Università di Roma Tor Vergata, Laura Perconti segue successivamente un Corso in Gestione di Impresa presso l'Università Mercatorum e un Master di I livello in economia e gestione della comunicazione e dei nuovi media presso l'Università di Roma Tor Vergata.